E ORA COME GLIELO DICIAMO? 

Come affrontare temi delicati con bambine/i e ragazze/i

Nell’ambito del sostegno al benessere familiare, le collaboratrici dei Consultori Coppia e Famiglia evidenziano quotidianamente l’importanza di affrontare con sensibilità temi difficili e complicati con bambini e ragazzi, favorendo comunicazione e fiducia.

Tra il 2024 e il 2025 i Consultori hanno proposto il ciclo formativo “E ora come glielo diciamo?”, rivolto a genitori ed educatori, con l’obiettivo di fornire strumenti pratici per gestire situazioni che incidono sull’equilibrio familiare, come separazioni e divorzi, riorganizzazioni della famiglia, malattie, lutti o incidenti.

Il dialogo aperto è fondamentale per la crescita dei minori, ma gli adulti spesso evitano di affrontare questi argomenti, lasciando i ragazzi soli con le proprie emozioni. Gli incontri hanno quindi offerto momenti di confronto con professionisti, sottolineando l’importanza dell’ascolto attivo e dell’empatia.

Per approfondire questi temi e indicare quali possano essere degli strumenti utili in quest’ambito, a genitori, docenti e chi si occupa dello sviluppo e dell’educazione delle e dei giovani, presentiamo di seguito un’intervista a Irina Amberg-Amman, che ne ha discusso alle serate insieme alle colleghe Anna Maggetti Jolidon e Gabriella Bianchi Micheli, psicologhe e psicoterapeute FSP.

 

  • In che modo si può spiegare a un bambino la separazione o il divorzio dei genitori in modo chiaro e rassicurante, aiutandolo a gestire le emozioni legate a questo cambiamento?

 

Per garantire chiarezza, è importante usare parole adeguate all’età del bambino e comunicare idealmente insieme, rassicurandolo che la separazione dei genitori non significa una separazione da loro. Questo è più semplice quando entrambi riconoscono che il loro rapporto coniugale è giunto a un punto di non ritorno, mentre diventa più difficile se uno dei due vive la separazione come un’imposizione. In tal caso, è essenziale offrire una spiegazione condivisa e accettabile, creando una narrazione coerente per i figli. Non è necessario raccontare ogni dettaglio, poiché incolpare uno dei genitori non aiuta i figli. Questo può essere difficile per chi si sente vittima della decisione, ma è importante evitare di attribuire colpe. L’obiettivo è garantire che i bambini possano mantenere una buona relazione con entrambi, nonostante la fine del rapporto coniugale.

Aiutare un bambino a gestire le proprie emozioni significa innanzitutto riconoscerle, nominarle e legittimarle. I bambini non sempre riescono a esprimere le proprie emozioni e necessitano dell’aiuto degli adulti. È quindi importante osservare le loro reazioni e verbalizzare ciò che si nota, come tristezza, rabbia o paura. Queste emozioni vanno riconosciute e spiegate, per renderle comprensibili e legittime. Il bambino potrebbe temere di non vedere più uno dei genitori o sentirsi colpevole della separazione. Molti bambini pensano che i litigi dei genitori dipendano dal loro comportamento. Quanto più riescono a dare un nome alle proprie emozioni, tanto più i genitori potranno aiutarli a comprendere e affrontare ciò che sentono. Se un bambino fatica a esprimersi, può essere utile porre domande chiuse, a cui possa rispondere con un semplice “sì” o “no”, evitando domande troppo vaghe come “Perché sei triste?” che potrebbero ottenere risposte generiche. Può anche accadere che il bambino mostri apparente indifferenza, non perché la notizia non lo tocchi, ma perché l’emozione è troppo forte per essere vissuta. In questi casi, è importante rispettare i suoi tempi e tornare sull'argomento in momenti successivi, cogliendo le occasioni in cui il bambino mostra il bisogno di parlarne. Spesso i bambini ritornano sul tema in momenti inaspettati ed è fondamentale cogliere queste opportunità per affrontare l'argomento. Se il bambino sembra distaccato, è importante riproporre il tema più avanti: ogni volta che i genitori ne parlano, il bambino capisce che si tratta di un argomento di cui si può discutere apertamente.

È importante considerare che ognuno ha i propri tempi per elaborare un cambiamento. Anche se l’adulto ha superato lo shock iniziale, il bambino potrebbe dover affrontare sfide diverse e continue. La vita dei figli è caratterizzata da molte fasi delicate. Dopo aver affrontato il cambiamento iniziale, come vivere in due case diverse, possono emergere nuove difficoltà, come la distanza dagli amici durante i fine settimana o la gestione dei materiali scolastici da trasportare tra le case. Eventi significativi, come la consegna della licenza scolastica, possono riattivare emozioni legate alla separazione, soprattutto se i genitori non si sono più visti insieme da tempo. Le conseguenze della separazione sono molteplici e possono riaffiorare in vari momenti della vita del bambino. È quindi fondamentale mantenere sempre alta l'attenzione e la sensibilità verso le sue esigenze, offrendo sostegno e comprensione nei diversi passaggi della crescita.

  • Come si può aiutare un bambino ad accogliere serenamente un cambiamento familiare, come l'arrivo di un nuovo partner del genitore o di un fratellino, facendolo sentire parte della nuova dinamica?

Per aiutare un bambino ad accogliere un cambiamento familiare nel modo più sereno possibile, è fondamentale considerare i molteplici aspetti che influenzano la sua vita in quel momento. L’adulto deve mettersi nei panni del bambino e valutare la situazione dalla sua prospettiva. Non basta sapere che un nuovo partner è gentile e rispettoso: occorre considerare le modifiche concrete nella realtà del bambino.

  • L’arrivo di nuovi adulti e (a volte) la conseguente compresenza degli stessi comporta un nuovo assetto organizzativo. Il nuovo partner avrà un ruolo marginale o parteciperà all’educazione del bambino, occupandosi di lui in alcuni momenti? L’altro genitore accetta e legittima questa nuova figura, o la critica apertamente, influenzando la percezione del bambino? Anche la cerchia di relazioni (nonni, amici di famiglia) può influenzare questa accettazione.

  • La nuova coppia genitoriale può modificare gli equilibri familiari a cui il bambino era abituato. Cambiano le dinamiche decisionali? Una madre che lavorava potrebbe trascorrere più tempo a casa, o chi prima gestiva il nucleo familiare potrebbe ora cercare il supporto del nuovo partner. Il ruolo educativo viene assunto diversamente rispetto alla relazione precedente? Anche questi cambiamenti incidono sulla quotidianità del bambino, che dovrà adattarsi a nuove dinamiche familiari.

  • L’arrivo di altri bambini, da precedenti relazioni o da una nuova, modifica la fratria e la dinamica familiare. L’ordine di nascita rimane invariato o il bambino viene “spodestato” da un nuovo arrivato? Tutti i bambini trascorrono lo stesso tempo nella nuova famiglia o ci sono presenze più frequenti? Gli spazi e le regole di convivenza (come i programmi televisivi o gli orari dei pasti) si sono adattati alla nuova realtà? Cambiano gli equilibri in base al genere o all’età dei nuovi membri?

Più gli adulti riescono a immedesimarsi nel bambino e a considerare questi aspetti, meglio potranno comprendere le sue difficoltà e aiutarlo a vivere con maggiore serenità la nuova composizione familiare

  • Spesso i genitori si trovano in difficoltà nel bilanciare la trasparenza con il bisogno di proteggere i figli da realtà nuove, dolorose o altrimenti toccanti. Quali criteri possiamo adottare per stabilire quanto e come dire ai bambini in base alla loro età e sensibilità?

A mio avviso è fondamentale considerare due aspetti importanti. Innanzitutto, è impossibile non comunicare: anche il silenzio trasmette un messaggio. Non parlare di qualcosa di doloroso equivale a dire “Non riesco a parlarne”. I bambini percepiscono questo messaggio e, per lealtà verso il genitore, spesso scelgono di restare in silenzio. In secondo luogo, i bambini sono perspicaci e, se non ricevono spiegazioni, tendono a completare i pensieri da soli, spesso in modo più catastrofico della realtà. Per questo, è preferibile che un genitore spieghi il motivo della propria tristezza, evitando che il bambino immagini situazioni peggiori. È sempre importante fornire una spiegazione adeguata all’età, per aiutarlo a comprendere e sentirsi al sicuro. Anche quando il genitore è destabilizzato, spiegare cosa sta accadendo aiuta il bambino a percepire un ambiente protetto e rassicurante.

Quando gli argomenti diventano dolorosi, come la morte, è necessaria particolare attenzione. Tra i 7 e i 10 anni, i bambini iniziano a comprendere che la morte può colpire chiunque, non solo anziani o malati, e questo può generare ansia. È importante aiutarli a gestire queste paure, rassicurandoli che, fino a una certa età, non c'è il rischio di perdere improvvisamente un genitore. Questo equilibrio aiuta a proteggere il loro senso di sicurezza, pur mantenendo un legame con la realtà.

Di fronte a lutti importanti o drammi, è fondamentale che il bambino sia accompagnato da persone di fiducia, idealmente già presenti nella sua vita, che non siano sopraffatte dal dolore. La comunicazione di un decesso, di una grave malattia o la partecipazione a un funerale dovrebbe avvenire con il supporto di chi è in grado di offrire sostegno emotivo. Chi è devastato dalla sofferenza non ha le energie per occuparsi del dolore del bambino. È quindi importante che ci sia una persona stabile, capace di prendersi cura del bambino e di rispondere alle sue domande e preoccupazioni, garantendo un sostegno emotivo adeguato.

  • Oltre alla comunicazione verbale, quali strumenti alternativi (gioco, disegno, narrazione) possono aiutare i bambini ad esprimere le loro emozioni in momenti di transizione familiare?

L’utilizzo di strumenti alternativi può aiutare il bambino a esprimere ciò che prova e lo preoccupa nei momenti di difficoltà.

Nel gioco, il bambino spesso mette in scena il suo mondo interno, riproponendo vissuti che lo interrogano o turbano. Un bambino che “sgrida” una bambola, ad esempio, potrebbe ripetere dinamiche vissute. In ambito terapeutico, il gioco aiuta a osservare i temi che il bambino ha bisogno di esprimere. Si distingue tra gioco di ruolo, dove il bambino assume ruoli specifici e simula scene ispirate alla realtà, e gioco simbolico, dove oggetti comuni rappresentano qualcosa di diverso. In entrambi i casi, l’osservazione attenta aiuta a comprendere i vissuti emotivi del bambino. Ricorrenti temi di abbandono o pericolo, o la tendenza a ripetere schemi, offrono spunti per capire le sue esperienze. L’obiettivo non è solo interpretare, ma entrare in sintonia con il bambino, proponendo variazioni che favoriscano nuove modalità di pensiero e comportamento. Inoltre, il gioco può facilitare il dialogo su temi delicati senza la necessità del contatto visivo diretto. Per esempio, un bambino o un adolescente potrebbe manipolare un cubo di Rubik o giochi di abilità mentre affronta argomenti difficili. Questo metodo permette di parlare senza il disagio di sostenere lo sguardo dell’adulto, rendendo più semplice l’espressione emotiva.

Anche il disegno può aiutare il bambino a rappresentare graficamente ciò che non riesce a esprimere a parole, soprattutto per pensieri immaginari o emozioni. È uno strumento utile per aiutarlo a dare forma a ciò che sente, come rappresentare dove immagina una persona defunta o localizzare le emozioni nel proprio corpo. Il disegno diventa anche un mezzo per “liberare” emozioni: il tratto può essere deciso o timido, o il disegno può essere modificato per esprimere stati d’animo difficili da verbalizzare.

I libri che trattano temi delicati, come la separazione dei genitori, il bullismo o la perdita, possono essere utili per avvicinare il bambino a queste realtà. Questi libri sono spesso pensati appositamente per i bambini, offrendo una narrazione chiara e illustrata. Tuttavia, il limite di questi strumenti è che raccontano storie già definite, che non sempre rispecchiano l’esperienza personale del bambino. Per questo, la rappresentazione spontanea attraverso il gioco o il disegno può riflettere meglio il vissuto reale del bambino. Più utili risultano i libri che affrontano i temi in modo leggero o metaforico, poiché permettono al bambino di interpretare la storia in base al proprio vissuto, facilitando un’elaborazione personale dei contenuti.