Co-genitorialità: collaborare per il bene della bambina o del bambino
Nicolas Favez
Prof. Dr., Università di Ginevra
Nella stragrande maggioranza delle società umane, crescere una bambina, o bambino, è una mansione collaborativa che coinvolge diversi adulti - tradizionalmente, la madre e il padre -. La co-genitorialità è il concetto che si riferisce a questa collaborazione, definita come il supporto strumentale e emotivo che i genitori si forniscono l'un l'altro nei loro ruoli genitoriali[1]; questo concetto si applica a qualsiasi unione di adulti che ci si aspetta, per accordo reciproco o per norme sociali, che condividano la responsabilità del benessere di una bambina, o bambino. Gli approcci sistemici strutturali[2] hanno dimostrato per primi l'importanza di questo aspetto della relazione genitoriale, che è distinto dalla relazione coniugale.
La relazione di co-genitorialità può essere "favorevole" o "sfavorevole" allo sviluppo della bambina, o bambino. Essa si sviluppa attorno a diverse dimensioni, che possono costituire l’oggetto di intervento o di terapia[3]:
Sostegno: la "prospettiva comune" tra i genitori, l'aiuto strumentale ed emotivo che essi si forniscono, la reciproca approvazione dei loro comportamenti genitoriali.
Conflitto: il grado di disaccordo tra i genitori e, soprattutto, la misura in cui sono incapaci di appianare le differenze tra loro. In casi estremi, ogni genitore cerca di trasformare la bambina, o bambino, in un alleato contro l'altro genitore.
Suddivisione effettiva del lavoro: i "compiti" di ciascun genitore e il loro accordo sulla ripartizione delle mansioni.
Coinvolgimento dei genitori: l'equilibrio dell'impegno di ciascun genitore in termini di responsabilità e investimento emotivo.
Educazione: la misura in cui i genitori sono d'accordo su una serie di questioni relative all'educazione della bambina, o bambino, (principi, linee guida, valori morali, religione, ecc.).
Gli studi hanno dimostrato l'importanza della coesione nella relazione di co-genitorialità, attraverso un marcato sostegno reciproco, una bassa conflittualità, un'equa divisione delle mansioni, un impegno profondo verso la genitorialità da parte di entrambi i genitori e un minimo accordo sui valori educativi.
L'impatto del disaccordo co-genitoriale sulla bambina, o bambino
La mancanza di coesione co-genitoriale è un fattore di rischio per lo sviluppo della bambina, o bambino. Gli studi, condotti sulle bambine, o bambini, dalla prima infanzia (un anno di età) fino all'adolescenza, hanno dimostrato che le bambine, o bambini, cresciuti in un ambiente dove i genitori non sono di supporto e hanno alti livelli di conflitto, hanno più probabilità di mostrare sintomi di ansia, disturbi dell'umore e un’affettività insicura. Nel caso di bambine, o bambini, più grandi, si riscontrano maggiori difficoltà comportamentali. Una delle ragioni di questo impatto sulla bambina, o bambino, è che il conflitto tra i genitori contamina la relazione genitori-figlie, o figli, secondo un effetto di ricaduta o ripercussione, (spillover effect). I genitori in conflitto hanno infatti un comportamento genitoriale irascibile, con poco calore e empatia; pongono pochi limiti alle figlie, o figli, o sono respingenti e controllanti, il che ha un impatto sullo sviluppo emotivo delle figlie, o figli.
Una relazione è stata riscontrata anche con lo sviluppo cognitivo; una co-genitorialità non coesa è connessa a uno sviluppo più lento della comprensione degli stati emotivi degli altri. La relazione co-genitoriale permette di creare un contesto in cui la bambina, o bambino, impara a capire gli stati intimi degli altri attraverso la comunicazione tra i suoi genitori, di intenzioni, credenze, desideri e emozioni. In una relazione coesa, i genitori parlano delle loro emozioni e intenzioni; gli stati intimi vengono discussi e "formalizzati" e la bambina, o bambino, assiste a conversazioni riguardanti la vita interiore, cosa che avviene raramente nelle relazioni genitoriali non-coese.
Cosa influenza la relazione co-genitoriale?
I fattori che possono influenzare la relazione co-genitoriale sono molteplici e dipendenti dalla personalità di ogni genitore, dalla loro storia relazionale, dal contesto socio-economico e culturale in cui vivono e dal modo in cui tali fattori interagiscono tra loro. Tuttavia, alcuni fattori hanno un impatto centrale: primo fra tutti è la qualità della relazione coniugale. I genitori la cui relazione amorosa è in difficoltà, presenteranno molto probabilmente anche una relazione co-genitoriale non coesa, per un effetto di contaminazione. Anche le variabili relative all'impegno sono di grande importanza: da un lato, l'impegno paterno, cioè la misura in cui il padre sarà coinvolto nella vita familiare, permettendo così alla relazione di tendere verso una ripartizione egualitaria delle mansioni, dall'altro la maniera in cui la madre accetterà di lasciare il posto al padre, cosa che a volte si rivela difficile perché la donna si sente presa tra due fuochi, ovvero tra il desiderio di essere aiutata e la pressione sociale di mostrarsi come una madre coinvolta. Il concetto di gatekeeping (custode dell’accesso) è stato proposto per descrivere questa ambivalenza e il controllo che la madre esercita sulle attività familiari. Infine, la bambina, o bambino, stesso influenza il rapporto tra i suoi genitori: le coppie coese tendono a unire le forze e a sostenersi a vicenda, soprattutto quando la bambina, o bambino, è percepito come difficile, a differenza di quanto accade nei casi nelle coppie non coese, dove il conflitto aumenta.
La "nuova" co-genitorialità: composizioni diverse, dinamiche simili
I primi studi sulla co-genitorialità erano dedicati alle famiglie eterosessuali al primo matrimonio. Essi sono stati poi generalizzati ad altre composizioni familiari. Anche nelle famiglie ricomposte si è quindi constatata l’esistenza di una relazione co-genitoriale tra i genitori separati; una co-genitorialità coesa aiuta alla relazione tra la bambina, o bambino, e il genitore non affidatario sul lungo termine. Inoltre, la bambina, o bambino, ha migliori risultati scolastici e meno problemi comportamentali quando il genitore non affidatario, (spesso il padre), è attivo nella relazione co-genitoriale e mantiene con lei, o lui, un rapporto stretto. Al contrario, il conflitto co-genitoriale che perdura dopo la separazione, provoca una diminuzione della frequenza dei contatti tra la bambina, o bambino, e il genitore non affidatario, influendo sullo sviluppo e il perdurare di problemi comportamentali della bambina, o bambino. In seguito, bisogna prendere in considerazione anche il rapporto di co-genitorialità che si sviluppa tra il genitore affidatario e la sua compagna, o compagno, (genitore acquisito), che si rivela anch’esso importante per la bambina, o bambino. Questo rapporto di co-genitorialità si stabilisce in un modo leggermente diverso da quello instaurato tra coppie genitoriali: funziona bene se è leggermente disuguale, cioè se il genitore acquisito svolge un ruolo di sostegno, ma leggermente secondario, per non assumere un ruolo di "genitore sostituto". Tuttavia, il sostegno reciproco rimane importante.
Nelle famiglie dello stesso sesso, la co-genitorialità è abbastanza simile a quella delle famiglie eterosessuali, con l’eccezione di una tendenza verso una divisione più egualitaria delle mansioni, che si nota più frequentemente rispetto alle coppie eterosessuali, (la maggior parte della ricerca è stata condotta su delle coppie lesbiche). Fenomeni di gatekeeping da parte della madre possono verificarsi anche quando la bambina, o bambino, è nato da una precedente unione eterosessuale, e sono volti a ostacolare, o impedire, la relazione tra la bambina, o bambino, e la partener, o il partner. Nel complesso, gli effetti della relazione co-genitoriale sulla bambina, o bambino, sono gli stessi che nelle altre famiglie.
La terapia della co-genitorialità
Vista l'importanza della relazione co-genitoriale, sono stati sviluppati interventi terapeutici specifici. Storicamente, i primi interventi sono stati inclusi, per così dire, nelle terapie familiari strutturali, poiché la coordinazione tra i genitori - caregiver - è uno degli obiettivi di questi interventi. Minuchin[4] ha descritto la triangolazione dei bambini all’interno di sistemi familiari, quando si sviluppa una coalizione con un genitore e, di conseguenza, la figlia, o figlio, si schiera contro l'altro genitore. Gli interventi consistono allora nel riconfigurare la struttura familiare lasciando la bambina, o bambino, al di fuori del conflitto tra i genitori.
In un secondo momento, tali interventi sono stati sviluppati per assistere le coppie nel momento immediatamente successivo al divorzio, al fine di promuovere l'unità co-genitoriale, nonostante la disunione coniugale e prevenire, inoltre, i disturbi nello sviluppo della bambina, o bambino.
Infine, sono stati sviluppati programmi a scopo preventivo nelle famiglie "incolumi", per evitare difficoltà durante le transizioni di vita importanti, in particolare, (ma non esclusivamente), al momento della nascita della prima figlia, o figlio. Diversi programmi si rivolgono specificatamente alle famiglie più vulnerabili durante queste transizioni, ovvero quelle a rischio psicosociale, (per esempio nel caso di genitori adolescenti, o situazioni socio-economiche precarie), enfatizzando il sostegno alla co-genitorialità.
Conclusione
Per molti anni, la relazione genitore-bambina, o bambino, principalmente madre-figlia, o figlio, è stata al centro dell'attenzione dei professionisti della prima infanzia. Tuttavia, l'aumento dei divorzi durante gli anni Settanta ha richiamato l'attenzione sull'impatto della relazione tra i genitori sullo sviluppo socio-emotivo della figlia, o figlio; il conflitto coniugale è stato identificato come un fattore di rischio avente un effetto significativo. Attualmente però, è un aspetto particolare della relazione tra i genitori che sta ricevendo attenzione: la loro coordinazione e cooperazione in tutte le dimensioni della vita familiare che riguardano direttamente la bambina, o bambino, cioè la co-genitorialità, che ha una influenza importante sul benessere dei genitori e sullo sviluppo della bambina, o bambino. La relazione di co-genitorialità è distinta, sebbene collegata, alla relazione coniugale. Anche dopo che la coppia si è separata e la relazione coniugale è finita, la relazione co-genitoriale continuerà e rimarrà significativa per tutti i membri della famiglia.
[1] McHale, J. P. (2007). Charting the bumpy road of coparenthood: Understanding the challenges of family life. Washington, DC: Zero To Three.[2] Minuchin, S. (1974). Families and family therapy. Cambridge, MA: Harvard University Press. [3] Favez, N. (2017). Psychologie de la coparentalité. Concepts, modèles et outils d’évaluation. Malakoff, France : Dunod ; Favez, N. (2020). L’art d’être coparents. Se soutenir pour élever ses enfants. Paris, France : Odile Jacob.[4] Minuchin, S. (1974). Families and family therapy. Cambridge, MA: Harvard University Press.