La conflittualità. Consulenze e ricadute sui figli

(Tiziana Nappo Fusetti – psicologa ATP/FSP, psicoterapeuta FSP e consulente familiare presso i consultori CCF)

Il lavoro presso il Consultorio

Nell’ambito dell’attività dei Consultori, il tema della conflittualità è sempre più presente nel lavoro con le coppie che intraprendono un percorso di terapia, così come con gli utenti che svolgono una consulenza genitoriale e, in parte, con i genitori dei ragazzi che partecipano agli Ascolti del minore svolti presso le nostre strutture.

La conflittualità non va interpretata esclusivamente in un’accezione negativa, anzi, se affrontata, può essere l’occasione per apprendere possibilità alternative di pensiero e di comportamento, un’opportunità per un’evoluzione personale e per costruire una nuova realtà condivisa come coppia, ma anche come genitori.

Nelle consulenze di coppia il lavoro verte sull’analisi della relazione: si ricercano nel presente, così come nella storia passata comune e individuale di ognuno, i fattori che portano all’emergenza del conflitto. Si può trattare di contingenze presenti o di elementi attuali che riattivano antiche ferite non elaborate e situazioni irrisolte o ancora di ripetizioni di modelli di comportamento e di risposta acquisiti nella propria famiglia d’origine. Fare emergere durante le sedute tali contenuti, offre la possibilità di affrontarli in modo costruttivo.

Quando le realtà conflittuali conducono alla decisione di separarsi, non è detto che le tensioni non perdurino nel tempo, soprattutto se vi sono dei figli.

Nel caso dei colloqui con genitori separati che hanno un problema di conflittualità, si affronta un lavoro con coppie che hanno a che fare con elementi irrisolti della loro relazione, che impediscono ad entrambi di emanciparsi e separarsi psichicamente. Le consulenze in questo caso si concentrano sul ruolo genitoriale (e non più sulla relazione) e sull’interesse comune dei genitori rappresentato dal benessere dei figli; si tratta di un lavoro che verte sull’attivazione di una logica condivisa rispetto al ruolo con i figli, di sintonizzarsi il più possibile sui bisogni dei minori, contenendo le loro emozioni, permettendo loro di avere un rapporto affettivo e libero con entrambi. Non si tratta di rendere omogenei differenti punti di vista, ma piuttosto di coordinarli.

Quando i partner genitoriali superano la prima difficile fase conflittuale legata alla separazione, gli stessi possono essere in grado di migliorare la qualità della loro genitorialità e la loro collaborazione.

Ma quando ciò non accade, le coppie genitoriali restano trincerate nella loro ostilità e bloccate nelle reciproche posizioni, in una condizione continua di amarezza e risentimento.

Si tratta di conflitti che si protraggono senza fine, intrattabili, estremamente dannosi, che si autoperpetuano e che risultano molto resistenti ad interventi o approcci strutturati.

 

Le ricadute sui figli

 

Il bambino ha bisogno di relazioni stabili, di sicurezza, fiducia, sostegno, affetto, contenimento da parte degli adulti che fungono da figure di riferimento. Da loro dovrebbe acquisire strumenti di comunicazione coerenti, efficaci e costruttivi. Quando il bambino vive nel mezzo di un aspro conflitto genitoriale, questi fattori non sono garantiti.

L’esposizione dei figli al conflitto tra i genitori è fonte di disagio e malessere e più a lungo si protrae nel tempo questa esposizione, maggiori saranno i danni. 

La conflittualità tra i genitori, che avvenga durante la convivenza o successivamente ad una separazione, obbliga i figli a crescere in un ambiente relazionale disfunzionale dove ricevono richieste incongrue con il loro ruolo.

Nelle situazioni più estreme si creano situazioni sgradevoli per i figli, come le alleanze collusive o  triangolazioni e i forti conflitti di lealtà.

La triangolazione consiste nell’alleanza tra un genitore ed un figlio come tentativo di risoluzione e gestione della tensione. Questo capovolgimento di ruoli e l’annullamento delle differenze generazionali, rende difficoltoso il processo di separazione-individuazione dei singoli membri della famiglia e del ragazzo in particolare, le cui tappe evolutive di sviluppo vengono ostacolate. Il bambino immerso nel conflitto genitoriale può scivolare, se non protetto dai genitori stessi, in un ruolo di collusione con uno di loro in una posizione di ruolo non sua, in una posizione generazionale invertita.

Il conflitto di lealtà, invece, si verifica quando il bambino cerca di mantenere una relazione positiva con entrambi i genitori, anche se questi sono in conflitto tra loro, maggiore è la tensione tra i genitori e maggiore sarà il conflitto di lealtà vissuto dal bambino, che si trova in una condizione perturbante, dal momento che prova emozioni incompatibili con i messaggi di giudizio, disistima e sfiducia che riceve da ogni genitore rispetto all’altro.

 

È esattamente per proteggere i minori dalle situazioni descritte, che ai genitori particolarmente conflittuali viene suggerito di intraprendere una consulenza genitoriale. L’aumento di situazioni connotate da forte ostilità reciproca e la sensibilità verso la tematica hanno favorito l’aumento di questo tipo di consulenze anche presso i Consultori Coppia e Famiglia.

 

(Fonte: Rapporto Annuale 2019 CCF)

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